SALVE AMICI.

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venerdì 20 aprile 2012

Ticket sanitari, a noi lo aumentano i politici non lo pagano

La manovra finanziaria del governo è stata approvata a tempo di record ma ha creato molte polemiche. Da una parte sono stati imposti pesanti sacrifici alle famiglie italiane (il ...valore complessivo dell’intervento è di 70 miliardi di euro fino al 2014), dall’altra si è scelto di effettuare pochissimi tagli ai costi della politica, alimentando ancora di più l’idea che la “casta” dei politici del nostro Paese non abbia voglia né coraggio di rinunciare davvero ai propri privilegi. Tra le misure più contestate del decreto varato dal Parlamento c’è il ripristino del ticket sulle visite specialistiche: un salasso che costerà a 15 milioni di italiani circa 10 euro in più sulle ricette e 25 euro in più sugli interventi di pronto soccorso non contrassegnati dai codici di urgenza.

A non essere colpiti da queste nuove norme saranno sicuramente i nostri onorevoli, insieme ai loro familiari. Il motivo? Paradossalmente, proprio in concomitanza con la stangata sulle famiglie, la Camera ha pubblicato per la prima volta i costi “al dettaglio” della sanità integrativa a beneficio dei deputati. Una serie di prestazioni a favore degli onorevoli che costano alle casse dello Stato circa 30.000 euro al giorno e quasi 850.000 euro al mese. Nel 2010, per esempio, per sostenere le spese degli interventi medici a favore dei membri di Montecitorio, dei loro parenti e degli ex deputati, le casse pubbliche hanno sborsato oltre 10 milioni di euro (10.117.000 euro). Lo stesso vale per i membri di Palazzo Madama, i loro familiari e gli ex senatori.

Il sistema sanitario integrativo di cui beneficiano gli onorevoli del Belpaese si chiama Asi, (Assistenza sanitaria integrativa). Entrando nel dettaglio dei beneficiari di Montecitorio, i questori della Camera hanno rilevato che a goderne sono, oltre ai 630 deputati, anche 1.109 loro familiari, 1.329 titolari di assegni vitalizi (e 1.388 loro familiari), 484 titolari di assegno vitalizio di reversibilità (e 25 loro familiari), 217 deputati che sono in attesa di vitalizio diretto (nonché 386 loro familiari), 2 giudici emeriti della Consulta (e 2 loro familiari), 2 parenti dei giudici della Corte Costituzionale titolari di reversibilità. In tutto, fanno 5.574 privilegiati.

Quali sono i disturbi per cui è possibile ricorrere a questo fondo integrativo? Tantissimi, anche (e soprattutto) quelli meno gravi. Per esempio, il 30 per cento dell’intero fondo è stato destinato a cure odontoiatriche: 3 milioni e 92 mila euro. Per avere denti sani e sorrisi smaglianti, ogni nucleo familiare ha a disposizione una somma di 23.240 euro per 5 anni. Tra le voci di spesa c’è anche quello per le psicoterapie. I parlamentari più ansiosi e fragili hanno fatto spendere allo Stato 204.000 euro per strizzacervelli e psicologi, pari al 2% del budget a disposizione. Per “ricoveri e interventi” di varia natura, la Camera ha cacciato dalle proprie tasche (e quindi, da quelle dei contribuenti) ben 3 milioni e 173 mila euro.

E se per gli italiani i ticket aumentano, ai parlamentari e ai loro familiari vengono quasi totalmente rimborsati: la cifra pagata per questa voce di spesa è 153.000 euro. Invece, l’esborso per gli accertamenti di vario tipo è di circa 500.000 euro. I deputati non si sono fatti mancare neanche le cure termali. A disposizione per i trattamenti di questo genere sono stati messi nel 2010 più di 204.000 euro e il plafond annuale di cui poteva usufruire ciascun onorevole (familiari compresi) è stato di 1.240 euro.

Restando in tema di benessere, una delle voci più onnicomprensive è probabilmente quella della “fisioterapia”, che include trattamenti antistress, talassoterapia e servizi che sarebbe più facile trovare in una moderna spa che in un ospedale. Per questo tipo di “cure”, nel 2010 sono stati impiegati circa un milione di euro, il 10% dell’intero budget, (con un plafond per ogni onorevole, famiglia compresa, di 1.860 euro all’anno). Un ultimo esempio: per intervenire sulle vene varicose, presumibilmente delle deputate e delle mogli degli onorevoli, l’esborso è stato di 28.000 euro (con un fondo per ciascun parlamentare pari a 775 euro l’anno).

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